C’è una formazione che ha segnato una generazione. Esattamente quella di chi oggi ha tra i 30 ed i 40 anni. Quella che, da bambini, vedeva la Serie A come un miraggio, salvo poi raggiungerla.
Quella che, in molti casi, è riuscita a mettere da parte il doppiofedismo imperante nel Mezzogiorno. Quella che ha saputo sognare e diventare grande. E tutto è partito da lì.
Da Merlo, Vincioni, Poli, Carrara, Cevoli, Marin, Toscano, Mariotto, Pasino, Manari (c’è chi dice Torbidoni), Aglietti.
Una sorta di cantilena da cui tutto è nato con un campionato di Serie C dominato e conseguente promozione nel 1995. Una squadra non spettacolare, ma un monolite vero e proprio. Fargli gol era quasi impossibile, tanto prima o poi a fare gol ci pensava Alfredo Aglietti. Magari su assist di Mimmo Toscano.
“A Reggio – ha detto il tecnico dei clivensi – ho passato gli anni più belli della mia vita”. E lui a Reggio anche a distanza di anni resta un idolo.
L’idea che al Bentegodi venerdì sera potrà abbracciarsi con Mimmo Toscano (anche solo idealmente, visto il periodo, e fuori dal campo dato che il reggino è squalificato), non lascia insensibili i cuori amaranto.
Poi, però, sarà tempo di badare al risultato. E Aglietti ha spesso fatto male alla Reggina. Come quando in un Reggina-Verona 0-3 fece doppietta, venne ugualmente osannato dal pubblico e provò a omaggiare i tifosi con una maglia gialloblù. La maglia gli fu restituita per ovvi motivi, ma il gesto e l’affetto rimane.