Prima di affrontare qualsiasi discorso relativo al calcio è sempre doverosa una premessa: l’Italia ha problemi più seri da risolvere e prima la situazione coronavirus torna sotto controllo, prima sarà facile venire a capo delle matasse della politica calcistica.
A otto giornate dal termine la Reggina ha nove punti sulla sua più immediata inseguitrice: il Bari.
Non è lesa maestà affermare che gli amaranto sono vicini alla meta.
Non si sa se e quando, però, il campionato riprenderà.
L’eventualità che allarma la tifoseria amaranto è che i campionati vengano annullati e un giorno (a settembre?) si riprenda come se questa stagione non fosse mai esistita.
Quando sono già passati i due terzi della stagione la cosa andrebbe spiegata ai tifosi della Juventus (in testa) a quelli della Lazio (verso la Champions o a duello per il titolo), del Benevento (stra-dominatore della Serie B), ma anche a Monza, Vicenza e Reggina.
I primi a sapere che una soluzione del genere sarebbe sbagliata sono i vertici del calcio. Non è un caso che da Gravina a Ghirelli, in tutti i casi, si prospettino soluzioni finalizzate a rendere valida la stagione.
Tanto per dirne una: la Serie C non ha il problema dell’eventuale Europeo (comunque a rischio) ed il fatto che si stia lavorando per dare autonomia a ciascuna lega per terminare il campionato come crede nella compilazione dei calendari è significativo.
Ghirelli, presidente della Lega Pro, ha evidenziato come si possa giocare fino al 28 giugno. La C ha otto giornate residue più venti giorni di play off (dal primo turno alla finale, da calendario) da mettere in conto. In teoria, anche se ricominciasse a metà maggio, ci sarebbe l’opportunità di completare la stagione.
Certo è che se anche in quella data l’Italia fosse in emergenza, ci sarebbe da allarmarsi, ma non per il calcio.
In Serie A tra l’altro si sta iniziando a parlare persino di play off per snellire le oltre dieci gare residue.
Ma questo non è che l’ennesimo sintomo che c’è esigenza di compilare delle graduatorie per evitare che si possa arrivare ad una situazione che renderebbe l’estate incandescente.