Difficile dimenticare, soprattutto a solo un anno di distanza. Dal dramma di una retrocessione in Serie D a tavolino ( più di dieci punti di penalizzazione) alla possibilità di giocarsi la salvezza contro i rivali di sempre, il Messina.
Un’emozione enorme che si è consumata nello spazio di pochi giorni. Dal 25 maggio al 30. Una vendetta servita freddissima dopo i due derby persi in campionato che sono stati più che mai la vittoria di Pirro.
Il tacco di Orlando, il selfie di Ciciretti, il tabellone col 4-1 non hanno fatto storia.
La hanno fatta la fuga di Insigne all’andata e l’incornata di Pietro Balistreri.
La hanno fatta la fuga di Giacomo Tedesco dalla tribuna al settore ospiti con tanto di arrampicata sulla recinzione, la D che vien giù dal settore ospiti e il delirio dei tifosi amaranto, felici come bambini per una misera permanenza in Lega Pro.
E, anche perchè, c’è sempre l’orgoglio di dire che quando conta il derby è sempre amaranto.
Poi arriverà la mancata iscrizione. Ma quella è un’altra storia che non può cancellare quella scritta dal campo.